Importanti novità per nel mondo dell’informazione. Lo stesso meccanismo mediatico con cui le persone entrano in contatto con le notizie è nel corso degli anni – in parallelo con l’aumento di consapevolezza nei confronti di internet e con il Web 2.0 in particolare – sempre più differente dal paradigma dei media tradizionali. Sono sempre di più le persone che, per dirla in parole molto semplici, si informano tramite Facebook e Google.
La velocità è pericolosa
Le ragioni di tali dinamiche meriterebbero un discorso a sé. Da una parte abbiamo una maggiore immediatezza nella ricezione della notizia, soprattutto con Facebook e Twitter (che per eccellenza a mio avviso dovrebbe essere utilizzato a fini informativi), due piattaforme che vengono largamente utilizzate a prescindere, ma che comprendono talmente tante tipologie di contenuti che le news non possono starne fuori. Probabilmente poi saranno numericamente significativi gli utenti che condividono una notizia senza nemmeno leggerla giusto per passare per persone sempre sul pezzo, ma questo è un altro discorso. Se da una parte però si guadagna in rapidità, spesso si perde in qualità.
Vi è mai capitato di leggere una news anche ben scritta, che sembra credibile, e scoprire poi dopo qualche ora che si trattasse di una bufala? A me si – a tal proposito, vi prego, non cadete nella bufala di Facebook a pagamento che ho visto tornare in circolazione nei giorni scorsi – e qui si annida il rischio più grande per tutte le persone che scelgono di informarsi sui social media: l’eccessiva fiducia. Si tende a fidarsi di una notizia non perché questa sia verificata, né perché arrivi da una fonte nei confronti di cui si nutre una particolare fiducia. Anzi, in realtà si. Il problema è che la fonte spesso non è altro che un amico, un conoscente, una persona che semplicemente si ha tra gli amici di Facebook, e che magari pubblica – come accennato in precedenza – senza nemmeno leggere il contenuto del post. Per questa ragione dovrebbe essere fondamentale una maggiore coscienza critica da parte del lettore, che sia in grado di riconoscere cosa è autentico e cosa no dal nome del sito di provenienza, ma anche di andare a verificare quale sia la fonte della notizia e giudicarne la stessa autenticità, senza affidarsi completamente agli altri in maniera talvolta erronea. Diverso il discorso se si sceglie di affidarsi al filtraggio delle notizie di pochi elementi selezionati ed esperti di un settore specifico.
Stop alle bufale pubblicizzate da Facebook e Google
Sono state molte le polemiche, in merito alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, in particolare relative al social network di Zuckerberg. Per Facebook ci sono state numerose accuse per aver contribuito a diffondere contenuti falsi costruiti come reali. Secondo il CEO dell’azienda l’idea che notizie false su Facebook possano aver influenzato le elezioni è folle, ma intanto da Facebook e Google arrivano provvedimenti in merito, ovvero il blocco delle pubblicità per le bufale. I siti che solitamente pubblicano notizie false sarebbero in corso di inserimento nella lista dei siti a cui non è possibile accedere alle Facebook Ads, così come a Google AdSense, come riportato dal sito statunitense The Verge.
Certo questo provvedimento non porterà alla sparizione delle bufale, ma è già un primo passo per un loro allontanamento dalle masse, anche se, come già detto in precedenza l’arma migliore contro le bufale ed in generale la cattiva informazione resta sempre lo sviluppo di un forte senso critico e di una grande capacità di elaborazione delle informazioni che consenta di distinguere al meglio la verità dalla bugia.
Non ci sono commenti
Aggiungi il tuo