Nei giorni scorsi, sull’onda delle pubblicazioni estere, anche in Italia si è parlato parecchio di Vero – True social. È un nuovo social che nuovo non è, visto che esiste dal 2015, che ha attirato l’attenzione di circa un milione di utenti, molti dei quali stanchi degli algoritmi dei vari Facebook, Instagram, e via dicendo. Considerando che sono tra coloro che non vanno pazzi degli algoritmi (mi capirete se come me, su Facebook, usate spesso l’opzione dello screenshot di seguito), sono stato incuriosito da Vero, per mancanza di algoritmo e mancanza di pubblicità al suo interno.
Quindi ho deciso di scaricare l’applicazione, scrivendo due post: uno su come funziona Vero, l’altro (su BuzzNews) su quali sono i vantaggi della piattaforma rispetto a Facebook, Instagram e le altre grandi piattaforme. In entrambi i post ho parlato dei problemi di Vero, soprattutto pratici. L’app di Vero non funziona per niente bene, e non si può arginare la cosa, essendo un social disponibile solo sull’app per smartphone. Forse ho minimizzato i problemi: i vari crash, i caricamenti eterni, l’impossibilità di pubblicare o anche solo di registrarsi. Problemi dovuti ad un’inattesa crescita degli utenti in breve tempo – che è tutto quello in cui un social dovrebbe sperare – insomma, problemi di scalabilità. L’impossibilità di scalare, appunto, di ampliare il proprio servizio senza difficoltà a seconda delle necessità.
Criticare è più semplice di ammettere un errore
Quello che però ho apprezzato di Vero è il principio. L’idea dei soli contenuti al centro, senza pubblicità, senza un algoritmo che scelga per me cosa potrebbe piacermi. Nonostante ciò ho letto molte opinioni negative su Vero nel corso dei giorni: che Vero è uguale a Sarahah, poi che Vero ruba il materiale delle persone, ancora che il fondatore non paga i dipendenti, e per finire che non si riesce a cancellare il proprio account. Alcune cose sono vere, altre sono state prontamente corrette, ma a circolare sono solo le critiche. Criticare è semplice, ammettere di avere sbagliato, o rettificare e sottolineare il miglioramento della situazione è difficile. E lo dico perché a volte mi trovo dalla parte di chi critica anche io. Ci tengo però a chiarire i punti riportati sopra, non perché mi stia particolarmente a cuore Vero, ma perché siano presenti tutte le informazioni su cui basare i propri giudizi, la propria decisione e la propria opinione sull’applicazione.
- Vero non è uguale a Sarahah, sono due mondi completamente differenti. Potrebbero avere in comune la fine, essere due fuochi di paglia, ma niente di più. Sarahah si basava sull’anonimato, Vero sulle persone autentiche; Sarahah su messaggi anonimi, Vero su contenuti visuali (foto/video, link, consigli per libri, film/serie TV, musica). Non serve aggiungere altro.
- Vero non ruba il materiale delle persone. Vero non è proprietario e non vuole pubblicare e divulgare ciò che gli utenti pubblicano. Una parte non chiara dei termini d’utilizzo è stata corretta e la non volontà di rubare i contenuti è ora esplicita. Si afferma praticamente che gli utenti non hanno modo di pretendere denaro perché gli altri utenti vedono i loro contenuti. Si dà il permesso a Vero di pubblicare i propri contenuti e farli vedere agli altri.
- Il fondatore di Vero (Ayman Harir) non paga gli stipendi. Non è esatto. Come riportato da Mashable, lo scandalo dei mancati pagamenti è del 2016 (fonte Reuters) riguardante l’azienda di costruzioni Saudi Oger (niente quindi in merito a Vero) creata nel 1978 dal padre Rafic Harir, ex primo ministro del Libano assassinato nel 2005. Ci si può credere o no, ma a Mashable è stato dichiarato che dopo alcuni incarichi del 2013 Ayman Harir ha lasciato il business delle costruzioni, quindi potrebbe essere non coinvolto nello scandalo.
- Non si può cancellare il proprio account. Non è vero. Non è semplice, ma non è impossibile. Per cancellare il proprio account su Vero è sufficiente cliccare (come da screenshot di seguito) sull’icona del proprio profilo e poi sul punto interrogativo in alto a sinistra, e poi scegliere tra le ragioni del contatto “Eliminare il mio account”. Così si inoltra una richiesta di eliminazione. Sono d’accordo con chi afferma che non debba esserci una richiesta da inviare ma la possibilità di voler cancellare e di farlo immediatamente, ma non è vero che è impossibile farlo allo stato attuale dei fatti. Come si vedrà in seguito non mi piace Vero, mi piace l’idea di Vero.
Non mi piace Vero, mi piace l’idea dietro Vero
Ripeto, per evitare polemiche, che non mi interessa difendere Vero a tutti i costi. Ci sono molti elementi già visti (i tipi di connessione mi ricordano Google Plus), non sono pagato, non sono un fan, non mi interessa Vero. Soprattutto non funziona ed è innegabile, e questo per un utente è molto scoraggiante, in termini di attività anche futura. Quello che mi piace di questa piattaforma è l’idea. L’idea di non creare qualcosa che sia pubblicamente nell’interesse di tutti, ma si sa che è palesemente creato per guadagnare. Inutile sottolineare che su Facebook “ci sono tutti, poi è pure gratis” se non consideriamo che è gratis perché ci profila e vende – seppur in forma aggregata e anonima – agli inserzionisti tutte le nostre preferenze attività, in modo che la pubblicità possa essere su misura per ognuno. A cosa serve l’algoritmo, se non ad analizzare tutto ciò che facciamo, dove passiamo il mouse da pc, perché fermiamo il dito su un video da smartphone, e così via?
Ma anche togliendo la parte pubblicitaria (che non è proprio poco), perché abbiamo bisogno di un algoritmo? Personalmente lo trovo estremamente fastidioso, e non credo di essere l’unico. È come se (estremizzo) qualcuno analizzasse come utilizziamo la TV, e potesse quindi decidere che cosa vediamo quando la accendiamo, e noi non avessimo la possibilità di usare il telecomando come vogliamo. In quel caso paghiamo e per questo scegliamo, su Facebook (ma non solo, ovviamente) paghiamo cedendo all’algoritmo la nostra capacità decisionale, lasciamo fare a lui ciò che dovremmo fare noi. A me non piace: se volessi vedere prima qualcosa in particolare mi basterebbe creare delle liste, cliccare su vedi per primo. Per il resto, sono un grande fan dell’ordine cronologico. Quando apro qualcosa, voglio vedere ciò che è più recente, e a seconda del tempo e della voglia tornare più o meno indietro.
Io, per metterla in termini molto semplici, pagherei qualche euro l’anno per avere piattaforme come Facebook e Instagram, ma senza algoritmi e pubblicità. E tu?
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